
 
Si tratta di una grave
malformazione cardiaca frequente nel 3-5% dei casi ed è
caratterizzata dalla connessione invertita tra le due arterie che
nascono dai ventricoli: l’aorta è connessa al ventricolo destro,
mentre l’arteria polmonare è connessa al ventricolo sinistro. Il
sangue non ossigenato proveniente dalle vene cave defluisce
direttamente in aorta, mentre il sangue ossigenato proveniente dalle
vene polmonari viene inviato nuovamente ai polmoni attraverso
l’arteria polmonare. Questa cardiopatia è incompatibile con la vita
del bambino (mortalità del 90% dei casi non trattati entro il primo
anno di vita), poiché la circolazione polmonare e quella sistemica
sono in parallelo e non in serie, senza alcun punto di contatto tra
loro: tuttavia la sopravvivenza del neonato è in genere per alcuni
giorni assicurata dalla presenza alla nascita di alcune
comunicazioni (a livello di forame ovale, per la presenza di un
difetto
interatriale, oppure per la
pervietà
del dotto arterioso in presenza di setto integro) che
consentono il passaggio di sangue tra le due circolazioni: queste
comunicazioni evitano l’esposizione del neonato a rischi immediati
poiché, grazie alla loro presenza, il sangue ossigenato, che viene
di continuo ed inutilmente pompato in arteria polmonare, si mescola
al sangue venoso, dando vita ad una sufficiente ossigenazione per il
mixing intracardiaco, seppur parziale.
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