

L’ossigenazione polmonare
prende il via solo al momento della nascita: nel feto l’organo
deputato all’ossigenazione del sangue ed all’eliminazione
dell’anidride carbonica è infatti la placenta. Ai polmoni del feto
non arriva quindi sangue in quantità elevata: questo è possibile
grazie alla presenza di tre comunicazioni (shunts) a livello
intracardiaco (forame ovale: comunicazione tra atrio destro e atrio
sinistro), a livello venoso (dotto venoso di Aranzio: comunicazione
tra la vena ombelicale e la vena cava inferiore) ed a livello
arterioso (dotto di Botallo: comunicazione tra l’aorta e l’arteria
polmonare). Dalla vena ombelicale il sangue ossigenato che arriva
dalla placenta (le fonti di ossigeno sono rappresentate dalle vene
uterine materne) giunge attraverso il dotto venoso in vena cava
inferiore ed in atrio destro. Attraverso il forame ovale il sangue
prosegue il proprio percorso per lo più in atrio sinistro, nel
ventricolo sinistro attraverso la valvola mitrale e nell’aorta. Il
sangue più ossigenato così pompato dal ventricolo sinistro è
destinato prevalentemente al cervello.
Dalla vena cava superiore
in atrio destro giunge il sangue non ossigenato, e da qui,
attraverso la valvola tricuspide, raggiunge preferibilmente il
ventricolo destro, che lo spinge nell’arteria polmonare. Ai polmoni,
che non sono ancora espansi, giungerà solo una piccola parte di
questo sangue, che in maggior quantità si dirigerà attraverso il
dotto di Botallo nell’aorta discendente sino alla parte inferiore
del feto e, attraverso le arterie ombelicali, nella placenta, dove
si ossigenerà nuovamente.

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